"Dicono, dicono, parole in circolo, parole in circolo…" canta Marco Mengoni. Un verso che, più che un semplice ritornello, sembra contenere un concetto profondo, vicino a quello che accade nella relazione terapeutica.
Le parole non sono mai fisse, immutabili, ancorate a un unico significato. Si muovono, ritornano, si trasformano. Assumono nuovi sensi a seconda del contesto, dello stato d’animo, della storia di chi le ascolta e di chi le pronuncia. Questo accade sia nella musica che nella psicoterapia costruttivista.
Le parole che costruiscono il significato
Nel costruttivismo, la realtà non è qualcosa di oggettivo e dato una volta per tutte, ma un processo in continuo divenire. Le persone creano significati attraverso il linguaggio, e nel percorso terapeutico le parole diventano uno strumento per esplorare, rielaborare e riscrivere la propria storia.
Quando un paziente porta il suo racconto in terapia, le parole iniziano a mettersi in circolo: emergono pensieri già noti, ma anche nuovi modi di interpretarli. Le stesse esperienze possono assumere significati diversi nel tempo, proprio come una canzone che, ascoltata in momenti diversi della vita, può evocare emozioni e ricordi sempre nuovi.
Le parole in terapia sono esperienze vissute, capaci di risuonare dentro di noi e trasformarci.
"Parole in circolo" è un invito ad ascoltare, a lasciare che le parole prendano forma, si muovano e ci conducano verso nuove possibilità.
La musica e la psicoterapia costruttivista condividono questa magia: entrambe ci permettono di raccontare la nostra storia, di darle significato e, se necessario, di riscriverla.
Perché le parole, quando trovano lo spazio giusto per esistere, possono davvero cambiare tutto.